Un valido rimedio per combattere il freddo è un cappotto in piuma d’oca. Calore, leggerezza e morbidezza garantiscono un alto livello di confort, come potete leggere qui. La cosa importante è che il piumino indossato sia realizzato nel rispetto degli animali che producono le piume.

Il programma Rai, Report, ha denunciato una situazione di sfruttamento delle specie utilizzare per la produzione della piume.

Le telecamere del programma si sono recate nel paese con il più alto numero di allevamenti di oche: l’Ungheria. Dall’inchiesta giornalistica è emerso che questi allevamenti praticano una raccolta intensiva delle piume cioè anche se le oche hanno una muta all’anno, gli allevamenti per incrementare la raccolta rilevano, fino a quattro volte all’anno, le piume direttamente dal corpo degli uccelli.

La normativa europea  in materia prevede che il piumaggio delle oche venga raccolto con la pettinatura, una tecnica che non provoca disagi agli animali. Al contrario di tali dettami, gli allevamenti chiamati in causa nel prelevare le piume dal corpo feriscono gli uccelli.

Esiste un modo per evitare tutto questo? L’unica soluzione sarebbe sabotare il mercato di questi produttori illegali ma il problema è che non eiste la possibilità di tracciare le piume perché una volta esse escono da un allevamento la responsabilità passa alle imprese manifatturiere. La tracciabilità impedisce anche di sapere il tipo di uccello dal quale derivano le piume e questo inficia il rapporto prezzo/qualità perché un produttore di piume potrebbe spacciare per piume d’oca delle piume meno pregiate provenienti da altre specie.

Moncler è il nome che è balzato alla cronaca per la sua notorietà ma la questione riguarda numerose case di moda più o meno famose che a discapito della propria reputazione non sono ancora in grado di fornire una tracciabilità dei loro piumini.

Riscaldarsi con un piumino è l’ideale d’inverno, ricordiamoci però di non spennare i pennuti che lo producono.